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Giuseppe Roncelli, paesaggio all’imbrunire

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Paesaggio con armenti dove la natura è protagonista in tutte le sue forme.

Il dipinto rappresenta un paesaggio con armenti dove in primo piano a destra troviamo un grande albero che si contrappone a sinistra ad una grotta che lascia intravedere dietro di se un vivace corso d’acqua. Al centro del dipinto il pittore da spazio ad una lunga veduta su un territorio di alte colline dove scorgiamo due piccoli castelli ed una cittadina. Il cielo è carico di nubi che sembrano ribollire mentre gli ultimi raggi di sole riescono a filtrare fra di esse e tutto è così colto con la calda luce dell’imbrunire.

L’opera in esame per evidenti caratteristiche stilistiche e compositive è attribuita alla mano di Giuseppe Roncelli (Candia, 1661 – Bergamo 1729). Nato a Candia, importante città portuale cretese, viene in Italia con lo zio all’età di circa 8 anni nel paese natale del padre, Stezzano (BG), Intraprese gli studi a Bergamo nelle scuole della Misericordia e poi in seminario grazie al sostegno del nobile F. M. Carrara. Già in questi primi anni di formazione iniziò ad emergere il suo interesse verso l’arte pittorica, che poté sviluppare pienamente negli anni della maturità. Dapprima infatti Giuseppe si dedicò al raggiungimento del sacerdozio: con il sostegno economico dei conti Moroni si recò a Milano presso i gesuiti, dove conseguì una laurea in teologia; nel 1683 venne ordinato diacono a Bergamo e il 22 settembre del 1685 prese gli abiti sacerdotali. Nonostante la sua ordinazione, Roncelli iniziò a dedicarsi quasi totalmente all’arte. Iniziò a ricevere importanti commissioni aristocratiche oltre che nel bergamasco, a Verona, dove affrescò una sala nella dimora dei conti Turchi, oggi perduta, e a Brescia, dove si fermò per lungo tempo e dove realizzò molti dipinti e conobbe da vicino l’operato dell’olandese Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta (Haarlem, 1637 – Milano, 1701) , che condizionò la maniera di eseguire i suoi paesaggi orientandoli verso una natura bucolica e idilliaca attenta agli effetti dei fenomeni atmosferici. La sua attenzione si rivolse altresì alla pittura di paesaggio nordica e certamente all’osservazione degli esempi veneti e romani.

Interessante è cogliere la sapiente dimensione prospettica con cui il Roncelli concepisce le proprie vedute, seguendo un procedimento accorto di quinte sceniche e una regia luministica personalissima, distante dalle drammatiche e seicentesche scenografie del Tempesta, optando per un immaginario piacevolmente pittoresco. Questa caratteristica è perfettamente riscontrabile anche nell’opera analizzata, dove la composizione paesaggistica risulta attentamente studiata e la natura, vera protagonista dell’opera, è resa in una dimensione arcadica e al contempo suggestiva: le fronde degli alberi sono mosse dal vento e celano piccoli borghi e fortezze che si scorgono in lontananza, sotto un cielo coperto di nubi e illuminato dalla calda luce rosata dell’imbrunire. Medesima resa del paesaggio si riscontra in altre opere dell’autore, tra cui si citano ad esempio Riposo durante la fuga in Egitto conservato nel Santuario della Madonna dei Campi a Stezzano e il Paesaggio con figure apparso sul mercato. Molti dipinti si trovano in collezioni private, mentre altri due paesaggi visibili al pubblico sono conservati nel Museo diocesano di Bergamo e rappresentano Tobiolo e l’arcangelo Raffaele La vocazione dei figli di Zebedeo: opere caratterizzate, ancora una volta, da cieli dorati dalle tinte dell’imbrunire.

Olio su tela, cm 89 x 89 – con cornice cm 114 x 106

Tecnica

olio su tela rifoderata

Altezza

89

Larghezza

89

Restaurato

Epoca

primo quarto XVIII secolo

Cornice

Antica ma non coeva

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